Dopo le anticipazioni della scorsa settimana, la Volkswagen conferma la difficoltà nel raggiungimento dell'obiettivo del taglio dei costi, attualmente quantificato in 10 miliardi di euro. Nel tentativo di recuperare altri due o tre miliardi, per la prima volta nella sua storia la Casa tedesca starebbe valutando la chiusura di almeno due stabilimenti: uno dove vengono prodotte automobili, e uno in cui si realizzano componenti. “La situazione è particolarmente difficile, e non può essere superata da semplici misure di riduzione dei costi”, ha affermato in una nota il ceo della Volkswagen Thomas Schäfer.
Posti di lavoro a rischio? I vertici di Wolfsburg starebbero anche valutando la possibilità di ridurre la forza lavoro, interrompendo il patto con i sindacati che escludeva licenziamenti almeno fino al 2029. Il consiglio di fabbrica della Volkswagen ha già preannunciato una “opposizione agguerrita”. Ancor più determinato il sindacato IG Metall: “il consiglio di amministrazione ha presentato un piano irresponsabile, che scuote le fondamenta della Volkswagen e minaccia lavori e stabilimenti”, ha dichiarato il rappresentante per la Sassonia Thorsten Groeger, che ha aggiunto: “Non tollereremo piani che vadano a discapito della forza lavoro, e che rischiano di creare sconquassi in queste aree del paese”.
Dieci miliardi non bastano. Il marchio Volkswagen è il primo del gruppo tedesco ad avviare un programma di taglio dei costi, che mira a 10 miliardi di euro risparmiati entro il 2026, reso necessario soprattutto per affrontare la transizione elettrica, che sta muovendosi più lentamente del previsto. A questo si aggiungono anche “una congiuntura economica sfavorevole, l'arrivo di nuovi competitor in Europa e la sempre minore competitività dell'economia tedesca”, spiega il ceo del gruppo Oliver Blume. La Volkswagen attualmente impiega 650 mila persone in tutto il mondo, 300 mila delle quali solo in Germania.